Il volo infinito o nell’infinito
Gli ideogrammi del capitolo iniziale associato allo Zhuangzi si stagliano nella pagina bianca rilucendo come diamanti da ammirare e cogliere nelle loro molteplici sfaccettature.
Nell’abisso del Nord dimora un enorme pesce di nome Kun. Il carattere Kun designa altresì piccolissimi pesci che nuotano guizzando nel fermento vitale del regno acquatico, ad uno stadio ancora embrionale, caotico, non manifesto, informe e, al tempo stesso, proteiforme. Attraverso un duro lavoro, Kun si trasforma e diventa un uccello il cui nome è Peng.
Peng, con estrema fatica, si leva in volo sino a lambire le altezze vertiginose del cielo ed avanza nello spazio, in direzione del Sud infuocato, agitando con vigore le sue immense ali. Di più non viene detto. Forse Peng sprofonderà nell’abisso del Sud o forse sconfinerà nel Bacino Celeste sottraendosi al ciclo perpetuo dell’alternanza bipolare yin e yang.
Il Volo, una esperienza non solo fisica
In ogni caso la Grande trasformazione, simboleggiata da questa traversata universale, è compiuta; la Grande conoscenza è acquisita; i diecimila esseri possono ritornare al Nord ma che cosa rimane dell’esperienza del volo nel microcosmo di ogni singola vita individuale? Molte persone, a ben vedere, denotano una sorprendente incapacità o resistenza nello spiccare il volo, trascinando i giorni intrappolate nel fango della terra; altre svolazzano fluttuando nell’inconsistenza eterea prima di venire trafitte dai raggi di un sole avvicinato con troppa disinvoltura ed impreparazione.
VOLO DIAGONALE è una forma molto importante nella pratica Tai Chi. Il nome della tecnica è ricco di contenuto ed evocativo in sommo grado. Non implica affatto l’idea di de-collare , prendere quota e svanire tra le nuvole, una volta liberato il fardello del corpo nella bassura; invita piuttosto ad allungare il corpo in ogni sua fibra, a distenderlo senza sradicarsi, ad abbandonare, ri-lasciare le tensioni fisiche ed emotive per investire tutto nella tensione e nello slancio vitali, ad aprirsi ma di lato, non frontali, ad abbassarsi e sollevarsi SULLE ALI DEL RESPIRO, sospinti dal soffio dentro un movimento naturale di matrice cosmica, un po’ come librarsi mantenendo in equilibrio le istanze terrene e le pretese celesti, affrontare le situazioni spinose dell’esistenza non di petto o d’impulso bensì in modo obliquo, ruotando di profilo ovvero ponendosi sul crinale sinuoso posto ai confini sfumati tra lo yin e lo yang.
Il volo di Peng richiama l’immagine del viaggio a noi riservato ed inteso come punto di partenza, di arrivo ma soprattutto di ritorno. Partire per ritornare alle origini sentendosi tanto rinnovati quanto re-integrati. Il grande cuore della pratica Tai imprime a questo speciale viaggio il suo percorso di andata e ritorno; volo diagonale è un piccolo cuore che, come in un radente ed ampio volteggio, dischiude il nostro primo ed autentico passo lungo il cammino della vita.
Praticare la sequenza Tai Chi con impegno, consapevolezza corporea e costanza, in quanto la virtù procede per puro accumulo, significa intraprendere un meraviglioso viaggio, stimolando con coraggio l’abbrivo della partenza e veicolando la nostalgia del ritorno in un dolce planare, sempre più dilatato nel tempo così come proiettato verso una distesa che si rivela infinita.
Il presente articolo è stato scritto da Fabio Manfè, insegnante di II° livello di Tai Chi Chuan Old Fu Style, ed originariamente pubblicato sul gruppo Facebook della Wudang Fu Style Academy