Gru, Tigre Serpente, le tre modalità della pratica
Nella pratica delle nostre discipline ci sono modalità che possono essere più accessibili di altre al principiante piuttosto che a chi abbia una prestazione fisica particolarmente performante, ma questo non può e non deve costituire un giudizio di merito, ma solamente uno stimolo ad esplorarle con attenzione scoprendo, volta per volta, quella che meglio si adatta alle nostre condizioni fisiche ed emotive.
In un precedente articolo abbiamo analizzato i tre stadi della pratica delle discipline interne, che fanno riferimento alle figure simboliche di Terra, Uomo e Cielo (Clicca QUI per leggere l’articolo).
Ricordiamo che questi tre stadi hanno una valenza principalmente simbolica e filosofica, pur trovando concreta espressione nella modalità fisica di esecuzione degli esercizi compresi nel curriculum tecnico delle discipline praticate e – alla stessa maniera – gli aspetti più eminentemente legati alla esecuzione pratica che andremo ad esaminare in questo articolo presenteranno comunque dei richiami evidenti all’aspetto simbolico degli animali che caratterizzeranno ciascuno dei tre modalità di pratica con cui tradizionalmente si individuano le modalità di esecuzione degli esercizi delle discipline interne ed esterne afferenti all’ampio panorama marziale orientale.
Tre modalità per un progresso costante
E’ bene inoltre precisare che tra una modalità e l’altra non c’è una distinzione netta ma piuttosto un passaggio graduale, allo stesso modo in cui nel simbolo del Tai Chi Tu un colore progressivamente aumenta la superficie occupata mentre l’altro la diminuisce. E’ questo un aspetto che contraddistingue tutti gli ambiti di addestramento alla pratica di un’Arte (marziale o no che sia) tanto orientale quanto occidentale, e se è opportuno che il progressivo avanzamento nella esperienza della pratica venga contrassegnato da esami, passaggi di grado e verifiche a distanza di tempi predefiniti, è sempre bene evidenziare che in realtà il progresso di un praticante che si addestri in maniera costante e consapevole avviene in maniera progressiva, giorno per giorno, come la crescita di un albero o lo scorrere di un fiume. Nel corso della pratica possono certamente avvenire delle piccole e grandi “illuminazioni”, ma nella maggior parte dei casi i miglioramenti avvengono in maniera impercettibile, quasi inconsapevole, curando e correggendo giorno dopo giorno i tanti particolari della pratica.
Fatte queste doverose premesse, entriamo nel vivo dell’argomento e cominciamo col dire che le tre modalità della pratica che andremo ad esaminare vengono identificati tradizionalmente con la Gru, la Tigre ed il Serpente. Nella nostra mentalità occidentale, abituata a classifiche e graduatorie, siamo abitati a ritenere che ci sia sempre una pratica, un livello, una attitudine o una caratteristica migliore di altre; nella realtà non è quasi mai così, ed anzi quello che a prima vista ci appare semplice scopriamo poi essere assai più complesso di quanto avevamo giudicato apparentemente difficile.
Anche in questo caso non esiste una modalità di pratica migliore di altre, oppure una riservata ad esperti o principianti, tant’è che – ad esempio – nella pratica delle forme statiche del Tom-Ma così come nelle 37 forme di base del Tai Chi Chuan troviamo forme che si ispirano tanto alla Gru che alla Tigre ed al Serpente. Ovviamente nella pratica delle nostre discipline ci sono modalità che possono essere più accessibili di altre al principiante piuttosto che a chi abbia una prestazione fisica particolarmente performante, ma questo non può e non deve costituire un giudizio di merito, ma solamente uno stimolo ad esplorarle con attenzione scoprendo, volta per volta, quella che meglio si adatta alle nostre condizioni fisiche ed emotive.
La Gru, la Tigre, il Serpente
La modalità Gru è quella che può essere più facile ed opportuna da approcciare per un principiante. L’immagine di questo uccello dalle lunghe zampe e dalle ampie ali ci suggerisce una pratica che ha come primo requisito il controllo della postura, il lavoro sull’equilibrio e la costruzione della struttura. Al pari di una gru che apre le sue ali e si innalza nel cielo senza sforzo apparente, in questa modalità impariamo a rilasciare le tensioni fisiche ed emotive, a sciogliere le articolazioni ed a far lavorare muscoli e tendini in maniera efficace ed efficiente, senza inutili contrazioni.
In una pratica mirata all’aspetto benessere questa modalità è indicata ai praticanti più anziani o convalescenti dopo una malattia debilitante, poiché il baricentro è tenuto relativamente alto e quindi c’è un impegno minore degli arti inferiori. Dal punto di vista marziale, questa modalità di pratica si focalizza su ampi movimenti delle braccia con cui effettuare spazzate e parate di attacchi diretti o efficaci leve articolari.
Nella modalità di pratica che si ispira alla Tigre, il praticante si muove con movimenti meno ampi ma in una maniera fluida e potente in grado di esprimere equilibrio, prontezza d’azione, tranquillità e decisione, caratteristiche ispirate dal passo elastico ed agile di questo felino. Mentre la modalità ispirata alla Gru privilegia movimenti diritti e lineari, la modalità Tigre lavora in maniera più circolare, stimolando addome e zona lombare e coinvolgendo la spina dorsale e tutti i Meridiani straordinari.
Questa modalità di movimento stimola positivamente le articolazioni e – di conseguenza – migliora sia l’efficacia del ciclo respiratorio che il funzionamento dell’apparato cardiocircolatorio, consentendo al praticante di passare da una posizione calma e rilassata ad un movimento rapido e potente come una tigre che balza sulla sua preda. L’impegno muscolare è più elevato rispetto alla modalità Gru, il baricentro è tenuto più basso, e nella esecuzione della forma i movimenti si susseguono in maniera più fluida ed armonica ma altrettanto energica e potente.
Se la modalità Gru si esprime con posizioni alte e ampi movimenti delle braccia, la modalità Tigre ha movimenti più asciutti che indirizzano l’energia verso il basso, come la zampata di una tigre che lacera e blocca sul terreno la propria vittima. L’aspetto marziale è più evidente, poiché l’avversario non è visto come un predatore da allontanare o da cui sfuggire – come nella modalità Gru – ma piuttosto come un rivale da affrontare o una preda da catturare.
La modalità Serpente, come è facile intuire, prevede una pratica con un baricentro ancora più basso per eseguire movimenti caratterizzati da una maggiore circolarità, con traiettorie a spirale lente e avvolgenti che possono trasformarsi in un istante in rapidi spostamenti lineari.
In questa modalità trova la sua massima espressione il lavoro sulla “forza tornado” che con il suo andamento fluido e circolare travolge e neutralizza ogni attacco avversario. Se la modalità Tigre ci fa immaginare un confronto frontale che esprime la forza dei contendenti, la modalità Serpente – nella sua applicazione marziale – evita l’approccio diretto e opera piuttosto come se l’avversario venisse “inghiottito”, bloccato e stritolato dalle spire di un rettile.
Anche l’aspetto della salute è particolarmente esaltato in questa modalità di pratica, e non a caso il serpente è da sempre uno dei simboli della farmacopea orientale ed occidentale; i movimenti circolari eseguiti in maniera lenta e continua stimolano tutte le articolazioni, i muscoli ed i tendini con positivi riflessi tanto sugli organi interni che sui meridiani energetici.