La pazienza di imparare
Nella pratica delle Arti nulla avviene per caso o per fortuna; il lavoro serio e costante porta immancabilmente i suoi frutti a chi ha la pazienza di attendere e la costanza di fare quanto necessario perché questo accada.Una delle contraddizioni (solo apparenti, diciamolo subito!) che spesso lascia perplessi coloro che si avvicinano alla pratica di discipline come il Tai Chi Chuan, il Pakua Chang o il Qi Gong è la difficoltà di eseguire in maniera corretta e coordinata movimenti e gesti apparentemente semplici.
Anche in questo caso, non troviamo commento migliore di quello a cui spesso ricorre il Maestro Severino Maistrello, Direttore Tecnico della Wudang Fu Style Academy e successore di III generazione del Gran Maestro To Yu: “Semplice non vuol dire facile”!
In una società come quella attuale, in cui il tempo sembra non bastare mai, caratterizzata da una fretta che travolge ogni ambito della quotidianità, “tutto e subito” sembra il motto imperante e scoprire che occorrono mesi, se non anni, per apprendere come eseguire determinati esercizi lascia perplessi ed interdetti la maggior parte degli interlocutori.
Partenze e arrivi
La pratica delle discipline interne è un viaggio che ciascuno compie da solo con sé stesso, per quanto la pratica stessa si svolga quasi sempre all'interno di classi dirette da un insegnante. Una simile situazione può essere paragonata ad un viaggio in treno; nei vari vagoni che compongono il convoglio ci sono centinaia di persone che per un lasso di tempo più o meno lungo condividono un pezzo di strada insieme, magari anche seduti fianco a fianco, ma ognuno ha una sua partenza, un suo arrivo ed un motivo che lo ha portato ad intraprendere quel viaggio.Ci sarà chi scenderà subito e chi arriverà sino all'ultima stazione, ci sarà il viaggiatore che trascorrerà le lunghe ore del viaggio ad ammirare attraverso il finestrino il panorama che scorre davanti ai suoi occhi e quello che appena partito si immergerà nella lettura di un libro o nell'ascolto di una playlist musicale attraverso gli auricolari del suo smartphone; ci sarà chi racconterà la sua vita al compagno di viaggio seduto di fronte a lui e chi si immergerà in un mondo tutto suo, limitandosi a scambiare qualche frase di circostanza con il vicino di posto.
Tutti sono sullo stesso treno, tutti fanno apparentemente lo stesso viaggio ma ciascuno in realtà sta vivendo una esperienza diversa da quella di tutti gli altri.
La relatività del tempo
E continuando nella metafora, come ben sanno i clienti di Trenitalia, accade a volte che un viaggio che doveva essere breve accumula ritardi di ore così come avviene che il tragitto che immaginavamo lungo si interrompa molto prima del previsto.E non è solo lo scorrere effettivo del tempo che dobbiamo tenere di conto, ma anche quello che noi percepiamo; ci sono viaggi brevi che ci appaiono interminabili ed altri molto lunghi che sembrano scorrere in un lampo: che sia per la qualità della compagnia, per le condizioni del vettore o per il nostro stato d'animo come per il motivo – più o meno piacevole – che ci ha spinto al viaggio stesso.
Non è il caso di continuare oltre questo paragone e torniamo così al discorso che ci interessa; siamo incuriositi da un articolo di giornale o da un video su YouTube, oppure veniamo attratti da un post su un social network o dal commento entusiasta di un amico, ci iscriviamo ad un corso e cominciamo il nostro viaggio.
Vediamo i praticanti più esperti muoversi in maniera fluida ed armonica, eseguendo gesti coordinati ed armonici, proviamo ad imitarli e … scopriamo stupiti che quello che ci appariva tanto facile è invece ben più complicato!
Vinciamo la timidezza e chiediamo conforto all'insegnante oppure a qualche praticante più esperto e ci arriva la seconda doccia fredda: la nonchalance con cui eseguono i loro movimenti è frutto di anni di pratica costante e se ad imparare una forma bastano un paio di lezioni, per capire come farla bene serve invece molto più tempo, un tempo virtualmente infinito perché – di fatto – ci sarà sempre qualcosa da migliorare!
Il viaggio e il traguardo
Ci sarà chi getterà subito la spugna e chi avrà voglia di perseverare, intuendo un qualcosa che non appare subito evidente. Lo scopo di questo viaggio non è tanto giungere ad un traguardo (che di fatto, come detto, non esiste!) ma è piuttosto il viaggio stesso. Un viaggio fatto di arrivi e partenze, di soste e fermate, di cambi di direzione imprevisti e tragitti preordinati, un viaggio che compiamo dentro e fuori di noi.Capiteranno allora momenti unici ma che tutti, prima o poi, hanno vissuto; ci saranno lunghi periodi in cui ci sembrerà di girare in tondo, di non arrivare in nessun luogo, di non progredire, di fare sempre gli stessi errori. E ci saranno illuminazioni improvvise, gesti che riusciamo ad eseguire oggi con tanta naturalezza quanto ieri ci sembravano incomprensibili.
Sarà come assistere allo sbocciare di un meraviglioso fiore, che apre i suoi petali in pochi minuti ma solo perché in precedenza, per mesi, la pianta che lo sostiene ha impercettibilmente fatto tutto quanto necessario perché ciò avvenisse.
Nella pratica delle Arti nulla avviene per caso o per fortuna; il lavoro serio e costante porta immancabilmente i suoi frutti a chi ha la pazienza di attendere e la costanza di fare quanto necessario perché questo accada.
E così, prima o poi arriverà anche per noi il giorno in cui dovremo consolare un principiante perplesso e deluso dai suoi mancati progressi, raccontandogli di come anche noi abbiamo vissuto gli stessi momenti di scoramento, citando il detto che ammonisce: "Tre anni per un piccolo successo, dieci anni per un grande successo".
Non sarà facile convincerlo, e lo sappiamo bene, così come sappiamo bene che potremo fare poco o nulla per spiegare lo scopo profondo della pratica ed i traguardi a cui può portarci perché, appunto, è un viaggio che facciamo insieme, ma che allo stesso tempo ciascuno compie per suo conto.